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Sikelianòs, Àngelos.

Poeta greco. Si formò nell'ambiente della scuola dell'Eptaneso, sviluppando un notevole interesse per la lingua demotica e approfondendo lo studio di varie letterature, in particolare di quella italiana. Scrisse poesie inizialmente influenzate da stilemi tardo-parnassiani e simbolisti, nonché un poema autobiografico, Il visionario (1909), dopo il quale si dedicò alla composizione di liriche ispirate alla poesia di D. Solomòs e ai modi e ai temi del canto popolare (Rapsodie dello Ionio, 1909). Le opere successive, nelle quali il poeta evoca, talvolta con stile enfatico, i miti della Grecia classica e cristiana, sono caratterizzate da una notevole creatività linguistica (Prologo alla vita, 1915-17; Madre di Dio, 1917; La Pasqua dei Greci, 1919). Tra il 1927 e il 1935 S. fondò a Delfi un centro internazionale di cultura (Università delfica) allo scopo di promuovere la fratellanza tra i popoli e il sincretismo religioso, tentando di dar vita a un nuovo ellenismo in cui si fondessero religiosità pagana e cristiana. Nell'ambito di tale progetto, che risultò fallimentare, S. mise in scena rappresentazioni delle tragedie eschilee (1927; 1930) e attese alla composizione dell'opera teatrale Il ditirambo della rosa (1932), imperniata su un dialogo tra Orfeo e due corifei, eccessivamente imbevuta di elementi allegorici e simbolisti. Anche le successive tragedie (Sibilla, 1940; Dedalo a Creta, 1942; Cristo a Roma, 1946; La morte di Dighenìs, 1950), nonostante la forte tensione ideale, denotano una forte carenza sul piano della rappresentatività. Durante la lotta partigiana S., nelle vesti di vate nazionale, cantò gli avvenimenti dell'epoca in Epinici, II (1940-46) e Canti acritici (1942) (Leucade 1884 - Atene 1951).